Il Duomo di Orvieto

 


 
Simbolo della città di Orvieto, il Duomo è una delle più belle cattedrali d’Italia e del mondo. 
L’inizio dei lavori per la costruzione viene datata nel 1290 e fu fortemente voluta sia dalla Chiesa che dal Comune, con l’intento di creare un’unica grande cattedrale per la città in sostituzione delle due chiese malridotte che preesistevano sulla bella piazza.
Il Duomo si presenta come una magnifica costruzione che accorpa diversi stili architettonici. In particolare si può definire un mirabile esempio di equilibri e commistioni di stili gotico e romanico, anche se la cattedrale mantiene delle proprie uniche peculiarità. 
Molte furono le maestranze impiegate nelle diverse fasi di progettazione e costruzione. Gli artisti di particolare rilievo furono: Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani.
Tra gli scultori spicca la figura di Ippolito Scalza, già artefice di diverse opere ad Orvieto tra cui il Palazzo Comunale ed altri interventi in vari palazzi. Capolavori dello Scalza che si possono ammirare all’interno della cattedrale sono la statua della Pietà ed il maestoso organo a canne.
Tra i tanti pittori un ruolo fondamentale hanno avuto artisti del passato tra i quali Gentile da Fabriano, Lippo Memmi, Beato Angelico, Ugolino di Prete Ilario e Luca Signorelli, a quest’ultimi si deve, in particolar modo, la realizzazione degli splendidi affreschi delle due cappelle: quella del Santissimo Corporale e quella di San Brizio. 
Gran parte della maestosità della cattedrale è da ammirare nella sua facciata ricchissima di dettagli e simboli, dal rosone ai mosaici, dalle porte ai bassorilievi

I MOSAICI DEL DUOMO 

I Mosaici della facciata riguardano la Vergine a cui la cattedrale fu dedicata. Essi raffigurano scene della vita della Vergine, dall’Assunzione in cielo, alla Natività, fino all’Incoronazione.

In particolare dal basso verso l’alto sono rappresentati mosaici policromi, che dalla loro prima stesura sono stati oggetto di lunghi restauri. Innumerevoli gli interventi per riportarli al loro originale splendore dorato e a quell’effetto “luccicante” che essi donano alla intera facciata quando illuminati dal sole. 

Negli spicchi ai lati delle ghimberghe vi sono rappresentazioni dell’Annunciazione: gli Apostoli in estasi per l’Assunzione della Madonna, Gioacchino ed Anna. Infine, nelle cuspidi in alto lo Sposalizio della Vergine, la Presentazione di Maria al Tempio e l’Incoronazione di Maria.


LA TORRE DI MAURIZIO

La Torre di Maurizio, si trova tra la piazza e l’inizio di Via del Duomo; in cima è ancora funzionante e ben visibile la statua bronzea che “batte le ore” percuotendo con un martello una grande campana. La funzione originaria di questo originale meccanismo era quella di “orologio de muriccio” ovvero del cantiere (da qui il nome poi divenuto “maurizio”) , l’orologio aveva lo scopo di scandire gli orari per le maestranze e gli operai che lavoravano alla costruzione del Duomo.


I BASSORILIEVI

Le 4 guglie del Duomo hanno alla base quattro grandi bassorilievi in marmo, ognuno dei quali rappresenta immagini e storie di carattere religioso, in particolare:

Il primo bassorilievo rappresenta storie del Vecchio Testamento con immagini rappresentanti la Storia della Genesi. Si tratta di scene che ripercorrono i giorni della creazione (creazione degli animali e delle piante) e della nascita di Adamo ed Eva. Altre scene in questo pilastro raffigurano l’Eden, l’atto del peccato originale, la condanna divina e la simbolica presentazione di Caino che uccide Abele.

Nel secondo bassorilievo abbiamo l’Albero di Jesse, con la genealogia della stirpe di Gesù e profezie messianiche. Sono raffigurate scene con Abramo, Re David, Salomone e la Crocifissione.

Nel terzo bassorilievo vi sono rappresentate storie evangeliche narrate nel Nuovo Testamento, con scene della vità di Cristo come la natività e l’annunciazione. Altre scene in particolare sono la strage degli innocenti, il bacio di Giuda, la flagellazione di Cristo e Maria al sacro sepolcro.

Nel quarto bassorilievo viene rappresentato un tema ricorrente nelle arti raffigurative delle opere della cattedrale: il Giudizio Universale. Immagini di dannati ed eletti, la resurrezione dei morti. Lo stesso tema viene rappresentato magnificamente anche nella pittura con gli affreschi del Signorelli nella Cappella di San Brizio con scene apocalittiche e la resurrezione della carne.


IL ROSONE E LE SCULTURE IN BRONZO

Il Rosone, opera di Andrea di Cione detto l’Orcagna (1354-1380), rappresenta il punto centrale e catalizzatore di chi osserva la facciata del Duomo. Esso è formato da un doppio giro di colonnine con archi intrecciati, dove al centro spicca il volto di Cristo Redentore attorniato da 4 mosaici negli spicchi. Questi sono di Piero di Puccio (1388), e raffigurano i 4 dottori della chiesa: Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo e Sant’Ambrogio. Esternamente, il Rosone si circonda di altre sculture che rappresentano, come gli apostoli e 12 profeti.Le sculture bronzee che decorano la facciata del Duomo rappresentano simbolicamente i 4 Evangelisti e, più precisamente, l’ Angelo (San Matteo), il Leone (San Marco), l’Aquila (San Giovanni) e il Toro (San Luca), ai quali si aggiunge sopra il portale centrale principale un’altra scultura in bronzo con un baldacchino dedicato alla Vergine Maria. Esso è stato di recente ricollocato sopra il portale principale dopo un lungo periodo di restauro. Le opere in bronzo che simbolicamente rappresentano i quattro evangelisti sono opera del Maitani.

Nel 1970 le originali porte in legno del Duomo sono state sostituite con dei portali in bronzo con rilievi. Questi ultimi raffigurano Le Opere di Misericordia, un’opera dello scultore siciliano Emilio Greco di cui è presente, sempre in piazza Duomo, al pian terreno di Palazzo Soliano, uno spazio museale a lui dedicato con esposizione di alcune sue opere in bronzo.

LE CAPPELLE DEL DUOMO

La Cappella di San Brizio è di particolare pregio e bellezza con le pareti e le volte affrescate da Luca Signorelli (iniziando i lavori nel 1499 e terminando nel 1504). In questo capolavoro il pittore cortonese interpreta con maestria ed in maniera molto coreografica e coinvolgente il tema del Giudizio Universale, in un suggestivo alternarsi di scene apocalittiche e di redenzione, le immagini così coinvolgenti sono divenute quasi iconiche nella storia dell’arte per la loro forza comunicativa.


Sulla lunetta dell'altare dove, all'ombra del Cristo, i dannati sono separati dai beati e indirizzati rispettivamente verso la punizione o il premio, troviamo due affreschi.  A destra - nell’immagine - sotto gli occhi vigili degli Arcangeli, si vede l'Antinferno, tratto dalla descrizione dantesca. Un gruppo di ignavi ricorre un demone che porta uno stendardo bianco, mentre al centro Caronte traghetta i dannati, destinati, più in basso, al giudizio di Minosse. Quest'ultimo è ritratto nel momento in cui commina la pena a un dannato tenuto per i capelli da un demone, avvolgendo la propria coda attorno al corpo tante volte quanto è il numero del girone a cui è destinato. 
Più avanti, sul "proscenio", un diavolo, è raffigurato nell’atto di colpire un dannato, tenendolo per i capelli.  
Il tema e le raffigurazioni create dal Signorelli, si narra, furono fonte di ispirazione per Michelangelo, nella realizzazione degli affreschi della Cappella Sistina.
   

La Cappella del Corporale venne affrescata tra il 1357 e il 1364 da Ugolino di Prete Ilario (Siena, 1330 circa – 1404), autore anche degli affreschi delle pareti della tribuna e dei mosaici della facciata del Duomo.

Gli affreschi raffigurano il miracolo eucaristico di Bolsena e il mistero della Transustanziazione in una serie di immagini suddivise in riquadri; partendo dalla parete sinistra, in alto è raffigurato il sacerdote boemo, Pietro da Praga mentre celebra la messa nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena, quando al momento della consacrazione il sangue fuoriesce dall’ostia e macchia il Corporale. Il sacerdote Pietro da Praga si reca dal Papa Urbano IV, ad Orvieto per raccontare l’accaduto; Papa Urbano IV ordina al vescovo di Orvieto di andare a Bolsena e verificare l'accaduto.
Nelle immagini successive si raffigura la reliquia del corporale che viene portata nella città di Orvieto, infine il Papa Urbano IV che mostra al popolo il corporale e San Tommaso d’Aquino che consegna al papa un testo in onore del Miracolo Eucaristico di Bolsena.  

Il tabernacolo con il sacro lino viene condotto in processione ogni anno in occasione della festa del Corpus Domini a seguito della sfilata del corteo storico.


Molto di quello che in passato contribuiva ad “arredare” l’interno della cattedrale, come statue, dipinti, monili, sono oggi custoditi nelle stanze espositive del  Museo dell’Opera del Duomo

Di particolare importanza è la Libreria Albèri;  il suggestivo ambiente, inserito tra la cattedrale e i Palazzi Papali, fu edificata nel 1499 per accogliere la biblioteca dell'arcidiacono Antonio Albèri (1423 ca -1505), che nel testamento dispose di lasciare al duomo la sua raccolta di oltre 300 volumi, tra manoscritti e preziosi incunaboli. (Purtroppo andati dispersi nel corso dei secoli). La libreria perse in seguito la sua originaria destinazione e fu utilizzato come cappella privata e sagrestia per i vescovi. Gli affreschi e i decori, vennero riscoperti solo nel 1890.

L’interno del Duomo ospita anche capolavori della scultura oltre che della pittura. Tra le opere più importanti, la statua della Pietà (o Deposizione) di Ippolito Scalza.  Ai lati dell’altare maggiore, si possono ammirare le due statue del ciclo scultoreo dell’Annunciazione realizzato da Francesco Mochi nei primi del ‘600. Le due sculture hanno una grande importanza artistica, in particolare, la statua di San Gabriele Arcangelo Annunciante (1603) è stata riconosciuta da vari studiosi, come la prima statua barocca della storia. La statua della Madonna annunciata fu scolpita nel 1608.
Dal mese di Novembre 2019, si trova ora collocato in Duomo anche il gruppo statuario degli Apostoli, 12 statue di grandi dimensioni realizzate fra la seconda metà del ‘500 e il ‘600 da Francesco Mochi, Simone Mosca, il Giambologna, Ippolito Scalza e Raffaello da Montelupo.
Foto dal web

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